Contro il dolore. I nuovi strumenti della medicina per non soffrire inutilmente: una battaglia civile
"Sedare dolorem", eliminare il dolore fisico e psichico: Aristotele assegnava questa priorità alla medicine, perché il dolore è un'affezione dell'anima (la psiche socratica) che allontana dallo stato di natura. Purtroppo è anche un'esperienza quotidiana per tantissime persone, che soffrono anche di affezioni molto comuni ma non per questo meno laceranti - dal mal di schiena alle cefalee, ai dolori post operatori o post traumatici. Non parliamo poi delle patologie più gravi: ci sono voluti tre ministri della Sanità (Bindi, Veronesi e Sirchia) e numerose campagne stampa per arrivare in Italia a creare gli hospice e a regolare la cosiddetta medicina 'palliativa' che tra l'altro permette, nel caso dei malati terminali, l'uso di morfina e derivati degli oppiacei. Tuttavia, per un ritardo culturale e scientifico, nel nostro Paese questa legge stenta a trovare una vera applicazione e i malati patiscono sofferenze umilianti e spesso invalidanti. Perché succede ancora tutto questo? Perché la ricerca scientifica ha dotato la medicina di strumenti che non vengono utilizzati? Questo libro affronta il problema da un punto di vista completamente nuovo: da un lato scardina un luogo comune (il dolore non è un sintomo ma una malattia, e come tale va curato), dall'altra mette a confronto l'Italia con gli Stati Uniti, dove la medicina del dolore è entrata nella prassi quotidiana e ha fatto passi da gigante. Un saggio ricco di informazioni utili, che provoca riflessioni e può aiutare migliaia di famiglie a vivere una vita più piena, appagante e serena.
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