Date parole al dolore. La depressione: conoscerla per guarire

Date parole al dolore. La depressione: conoscerla per guarire

La definizione di depressione si è andata via via ampliando, assumendo confini incerti e finendo per indicare indifferentemente umori e comportamenti, sentimenti e patologie. Ciò che una volta si chiamava tristezza, nostalgia o malinconia, oggi si chiama infatti depressione. Ma anche quel dolore feroce che paralizza e annienta, toglie il sonno e l'appetito, o, al contrario, fa dormire e mangiare senza tregua. Quella sofferenza che guasta e consuma la voglia di vivere. Di fronte a questa grande confusione clinica e culturale, "Date parole al dolore" affronta il tema della depressione percorrendone le definizioni, indagandone i motivi, spiegandone le manifestazioni e, soprattutto, suggerendo le terapie da adottare. Luigi Cancrini si schiera nettamente contro le tesi che definiscono la depressione una malattia di origine organica, genetica, da curare con gli psicofarmaci o addirittura l'elettroshock. Secondo Cancrini la depressione non è una malattia ma un sintomo, così come è un sintomo la febbre. E, proprio come nessuno si azzarderebbe a curare una persona con la febbre alta senza capire da che cosa questa è causata, così nella depressione la cura non può mai prescindere dalla ricerca dei motivi che l'hanno scatenata. Nell'indicare la strada per questa ricerca, il libro fa chiarezza tra depressione come reazione 'normale' a un evento traumatico e tutte quelle depressioni che sembrano sorgere dal nulla, improvvisamente. Ma anche per queste ultime - è la tesi 'forte' di Cancrini - esiste sempre una causa scatenante, che la persona non è in grado di afferrare e collegare alla propria sofferenza. Solo una psicoterapia potrà aiutare il paziente a rintracciare i fili di esperienze dolorose e traumatiche, liberando la rabbia e l'aggressività nascoste dietro la maschera della depressione. Sì, perché dalla depressione si può guarire e le possibilità di ricaduta saranno tanto minori quanto più si sarà compreso, mentalizzato ed elaborato il motivo del disturbo. Gli psicofarmaci, invece, proprio perché non permettono di indagare sulle cause 'oscure' della sofferenza, finiscono per convincere il paziente che la sua è solo una 'malattia' esterna, sulla quale non può nulla: può solo cercare di allontanarla per un po' con quelle pillole blu o rosse o verdi. "Date parole al dolore" è un testo fondamentale in un dibattito attualissimo.
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