Ceneri rosse

Ceneri rosse

"Olga Merino ha uno sguardo giovane e maturo nello stesso tempo, unito a un'incredibile capacità descrittiva. Questo è un romanzo davvero pieno di talento." Così Manuel Vázquez Montalbán ha presentato e 'tenuto a battesimo' l'opera prima di questa giovane autrice catalana. In un alloggio comunitario a pochi passi dalla Piazza Rossa, nella Mosca degli anni Novanta, si intrecciano le vicende di una varia umanità: una coppia di mezza età con un figlio al fronte; un tassista georgiano, privo del permesso di soggiorno e vittima del razzismo moscovita; una vecchia signora paranoica e nostalgica di Stalin, e infine un esiliato spagnolo che sogna di trascorrere gli ultimi anni di vita nel paese natale lasciato nel 1937. E' lui la voce narrante dell'opera, suoi gli occhi con i quali viene osservato questo mondo in disfacimento, suo l'amico Lenin, un ecuadoregno trovato ammazzato nel bagagliaio della sua BMW, la cui storia tinge il romanzo di giallo. In questo microcosmo si muovono i resti del naufragio di un intero sistema sociale, i testimoni del passaggio di una nazione da "gloriosa patria del proletariato" a "letamaio infestato da topi". La disillusione che percorre l'esistenza degli abitanti del piccolo appartamento in condivisione - luogo peraltro del più assoluto e astioso individualismo - è la stessa che domina una società in cui il "cannibalismo dello Stato è stato sostituito dal cannibalismo dell'economia", come ha commentato ancora Montalbán. Un'autrice davvero promettente, che ha sorpreso per la notevole capacità di costruire, con uno stile asciutto e commovente, un castello di sentimenti complessi e inquietanti intrighi.
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