Erec e Enide. La gioia della corte
Nei giorni che precedono il Natale del 2001, l'emerito professor Julio Matasanz, specialista di letteratura medievale, si reca in Galizia per ricevere un tributo alla sua lunga e ormai conclusa carriera universitaria. L'ultima lezione di Matasanz riguarda "Erec e Enide", il primo romanzo del ciclo di Re Artù di Chrétien de Troyes, pretesto per una riflessione sul significato ultimo dell'esistenza, un inno all'amore che va vissuto e riconquistato giorno dopo giorno. Parallelamente la moglie Madrona, appartenente all'alta borghesia barcellonese, si prepara alle feste natalizie con il desiderio di radunare tutta la famiglia, superando conflitti e tensioni in modo che la riunione rispecchi il nome del luogo che li ospita, La Gioia della Corte. Perché tutto ciò sia possibile è necessario che facciano ritorno a casa il figliastro Pedro e la sua compagna Myriam, volontari in un paese del Centroamerica, che stanno sperimentando, disapprovati dal vecchio Matasanz, le medesime peripezie di Erec ed Enide. Il professore, infatti, non riesce a riconoscere nei due giovani l'attualizzazione dei personaggi mitici da lui così amati, riuscendo a vivere solo attraverso la parola scritta. Un romanzo bellissimo e immediato, struggente come l'amore e la solitudine che l'amore può dare, in cui l'autore riprende uno dei suoi temi preferiti: l'opposizione tra vita e cultura. Un capolavoro che neanche Carvalho avrebbe bruciato.
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