Ai nostri padri
Jamie è sfuggito al padre, violento e alcolizzato e, suo malgrado, alla madre -una donna che nonstante tutto non riusciva ad abbandonare il marito-, per rifugiarsi, ancor bambino, dai nonni, Margaret e Hugh. Quest'ultimo, soprannominato Mister Edilizia, negli anni Settanta è stato un urbanista di punta, eroe moderno infiammato dalle idee socialiste, che ha lottato per realizzare i suoi sogni e far approvare progetti di case popolari. Anni dopo, il trentacinquenne Jamie, che ora vive a Liverpool, avvisato che l'anziano mentore sta per morire, si reca al suo capezzale. Se da un lato l'uomo rievoca con veemenza le battaglie civili affrontate e l'ardore intatto delle sue convinzioni, il giovane ricorda la propria infanzia desolata, punteggiata però da "isole felici": la madre, la lettura, i nonni... In un continuo altalenare tra passato e presente, dove la Scozia di ieri si alterna a quella di oggi -tra brughiere ventose e desolati scenari alla "Trainspotting"-, i serrati, vivaci dialoghi tra i due restituiscono l'immagine di due epoche a confronto. E mentre le ruspe si apprestano a demolire quelle costruzioni che erano state l'orgoglio del vecchio Hugh Bawn, Jamie riesce a recuperare il rapporto con i genitori e a imboccare una sua scelta di vita matura e consapevole. Scritto in un linguaggio poetico, con pennellate di vivido colore sul paesaggio scozzese e momenti di intenso lirismo, ma anche scorci di violenza e tensione, un romanzo di rara suggestione.
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