Unitevi nel mio nome
Drammatico, a tratti spietato e nello stesso tempo animato da un sorprendente vitale, il nuovo romanzo autobiografico di Maya Angelou, tra le più celebri scrittrici afroamericane, ci accompagna, con l'inconfondibile foza evocativa e la semplicità disarmante delle immagini, nella giovinezza di Maya, l'indimenticabile protagonista del precedente "Il canto del silenzio". La incontriamo infatti, ad apertura di libro, ancora adolescente ma già madre di un bimbo. Siamo alla fine della seconda guerra mondiale e ovunque si respira un'atmosfera di euforia, speranza e ottimismo, una sensazione carica di attese e di un nuovo inizio, in particolare per i neri. Eppure quei primi anni si rivelano difficili per la giovane, impegnata a cercare un posto nel mondo per sè e il suo bambino: passando da una delusione all'altra, da un uomo all'altro, da un'umiliazione all'altra malgrado la sua ostinazione commovente e il suo inattaccabile amore per la vita, Maya non riesce a trovare un impiego decente e si adatta - senza farsi mai scalfire dalla rassegnazione o dal disincanto - a fare la cuoca, a lavorare in negozi e ristoranti, in una incessante sfida alla crudeltà alla miseria degli altri. Così l'adolescenza dura e tormentata di una ragazza nera del Sud, la sua ricerca di un'identità diventano lo specchio lucido e impietoso di un'epoca che appartiene a tutti noi. Un racconto straordinario, capace di parlarci del razzismo senza mai indulgere nell'autocommiserazione, di farci sorridere ma anche di aprirci gli occhi sulla paura e la degradazione dei neri americani, attraverso uno stile personalissimo che penetra in noi con il ritmo sincopato della musica jazz.