La ballata degli invisibili
Venezia, piazzale Roma, il terminal dei traspori: una piazza disordinata e sporca, rumorosa di traffico, che contrasta con la bellezza silenziosa della città antica. In questo insolito scenario, "entrata di servizio" della mitica città stravolta dal turismo, si incrociano ogni mattina al alba, come in un minuetto, i destini di cinque giovani. Antonio, poeta disoccupato, che vive affittando metà del suo appartamento e dando lezioni di italiano agli immigrati, soffre d'insonnia e spia dalla sua finestra Pisana, che corre a prendere l'autobus per frequentare una scuola d'informatica che detesta pur di arricchire il proprio curriculum; sullo stesso autobus Hamed si spinge ogni mattina fino a un remoto paese di provincia in cui ha finalmete trovato lavoro; mentre Marcella, la bella pittrice portoghese che si guadagna da vivere come cameriera nel bar dell'angolo, esorcizza la monotonia e la solitudine impegnandosi a sedurre il ragazzo carino della biglietteria di fronte, Eugenio, apsirante giornalista e intellettuale frustrato, soffocato dalla noia di un lavoro idiota e tuttavia oppresso dal dovere di non lasciarsi scappare un "posto fisso". Sono loro, gli "Invisibili" che ogni giorno si arrangiano, si lamentano, sognano e sopportano in modo diverso la condizione di precarietà e di insoddisfazione che li lega. Ognuno di loro arranca in cerca di aiuto, di occasioni, di soluzioni nel tentativo di raggiungere un punto vivo; ma tutti arrancano per ingenuità, cinismo o impazienza nella direzione sbagliata. Sullo sfondo di una malinconica e grigia Venezia, nella strana piazza - regno del provvisorio - dove fermarsi è vietato, improvviso e inutile, il caso mette in moto un girotondo di episodi che spingerà ogni singola esistenza, già priva di ormeggi, in direzioni impreviste.
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