Chi spegne la luce
Per Juan Bonilla, autore di questa raccolta di racconti, la letteratura dovrebbe convincere il lettore, abbandonato alla malia della pagina, di essere il protagonista di ciò che sta leggendo, portando a una totale identificazione la lettura e il vissuto, superando i limiti spazio-temporali, ma anche concettuali, che la realtà necessariamente impone. Al narratore, invece, spetta un solo compito: spegnere la luce quando "il pubblico" si è saziato delle sue storie. L'allusione a universi paralleli, le segrete relazioni fra le cose, i paradossi che oltrepassano le barriere dei singoli racconti, strutturati come scatole cinesi, per trovare - paradossalmente - una soluzione, sono gli appigli usati da Bonilla per prefigurare un mondo che potrebbe appartenere a Borges, Kafka, o anche Calvino. Attraverso personaggi ambigui e insonni, ma descritti con intelligente ironia e brillante immaginazione, l'autore trasporta la realtà nella sua personale visione della letteratura, facendo diventare vivo ciò che è scritto. Il protagonista de 'Il terrorista passivo' non compie attentati, ma si limita ad appropriarsi di tragedie già avvenute. Nel 'Diario di uno scrittore fallito', l'angoscia della pagine bianca viene sconfitta dall'idea - geniale - di redigere prima il diario, scegliendo quindi fra tutte le vite possibili quella più accattivante, per poi seguirlo, come un copione, creando la propria esistenza già scritta. Ma abbiamo anche la solitudine di una donna obesa che si invia fiori in ufficio, simulando un improbabile cortaggiatore; lo smarrimento di un giornalista, che ode il lamento continuo della Torre di Pisa - incredibile insuccesso architettonico dei suoi avi -, o il resoconto di un amico d'infanzia di Gesù, descritto come un sensibile adolescente in cerca di un ruolo da ricoprire. Lo stile brillante e allegro e l'uso incisivo dei vocaboli riescono a far sorridere oltre che a riflettere.
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