Capo d'Europa
Lisbona, 1941: in questa città neutrale, aggrappata all'Europa ma rivolta all'Atlantico, all'America, approdano fuggiaschi da tutto il continente, dilaniato dlla guerra. Tra i rifugiati in cerca di un visto per gli Stati Uniti c'è una ragazza ebrea, partita dall'Italia. All'inizio smarrita e confusa, nei pochi eppure linghissimi giorni trascorsi nell'attesa di imbarcarsi, diventa consapevole della propria condizione, mentre il suo destino s'intreccia con quello di altri individui come lei segnati dai drammatici eventi dell'epoca. Fra costoro c'è Juan Ruben, intellettuale antifascista che coordina una rete di espatrii, c'è sua figlia, una ragazzina dall'intelligenza e dalla sensibilità fin troppo precoci; ci sono i tanti profughi, dalle storie diverse ma accomunati dal bisogno di salvezza. Su uno sfondo che ricorda il film di 'Casablanca', Angela Bianchini ha creato un romanzo intenso e struggente, rievocando con il tocco della narratrice di razza una tragedia collettiva e insieme il percorso di una coscienza.