Il canto del silenzio
"Questo libro è dedicato a mio figlio, Guy Johnson, e a tutti gli uccelli neri della speranza che sfidano la sorte avversa innalzando il loro canto", precisa Maya Angelou all'apertura del suo romanzo autobiografico. Dalla poetessa nera della nuova America - che Clinton ha voluto con sè alla cerimonia d'insediamento alla Casa Bianca - un incoraggiante messaggio, che suona come il miglior augurio per gli States di oggi, a riscoprire la forza e l'infinita saggezza della gente di colore. Un'opera venata d'inconfondibile ottimismo e senso dell'humour, che ripercorre le vicende ora teneramente naives, ora aspramente crude, di Marguerite (alias Maya) e di suo fratello Bailey, i piccoli protagonisti alle prese con l'estenuante compito di diventar grandi nella polverosa provincia americana. Fra ristrettezze e umiliazioni, miserie e momenti sereni, i due crescono - legati da un rapporto speciale- a Stamps, un piccolo "paese ammuffito" dell'Arkansas, che impregna dei suoi umori gli abitanti fino a farli sentire "un biscotto vecchio, sporco e immangiabile". Laggiù la vita scorre lenta, sotto l'ala protettiva della nonna, dispensatrice, dall'alto del suo centralissimo emporio, di semplici regole di sopravvivenza in una società apertamente razzista. Sullo sfondo si dipana un affresco di personaggi e situazioni dell'America anni Trenta, con le sue ipocrisie spicciole e le intolleranze latenti e palesi, che toccano ancor di più la sensibilità del lettore perchè visti attraverso gli occhi ingenui e positivi di Marguerite, voce narrante del romanzo. L'ombra del disincanto arriverà anche per lei, sbalzata nel mondo degli adulti da uno stupro subìto a soli otto anni, consumato sul suo corpo, ma non siu suoi sogni. Le dure prove della vita non spengono però lo sguardo acuto di Marguerite sul mondo: nel suo resoconto colpisce l'assoluta mancanza di pessimismo e l'assenza di ogni autocomiserazione.