Il ritorno di Himmelfarb
Arriva una lettera, e tutto cambia... In un orizzonte intenso e suggestivo, capace di dilatare vertiginosamente i propri confini - dai sommessi e cupi interni di una Monaco fredda e silenziosa alle afose foreste del Brasile -, un "duello" dei sentimenti, teso e drammatico, giocato a distanza tra due ex amici disillusi dalla vita ma ancora preda di rancori e passioni. Solo e diffidente, un pò misantropo e un pò snob, inacidito da un'esistenza costellata di rare emozioni nonostanzte la sua fama di scrittore ed etnologo, Richard - protagonista e io narrante - è ormai alla soglia degli ottant'anni. In una casa tranquilla che ospita, insieme con lui, un bizzarro cane lupo, trascina stancamente la propria vita... Fino a quando un giorno, da un passato che credeva sepolto per sempre, relegato nell'angolo più buio e sicuro della propria coscienza, riceve da Israele una misiva. A scriverla è Leo Himmelfarb, un ebreo un tempo suo amico, che credeva morto: insieme, mezzo secolo prima, quando in Europa infuriava la guerra, avevano condotto alcune importanti ricerche etnologiche nella regione amazzonica, a contatto con una realtà affascinante e pericolosa. E ora Leo, muovendogli una catena di pesanti rimproveri, lo costringe a ricordare, con fatale precisione, non solo che il libro su cui ha edificato la sua intera credibilità non è opera sua ma, soprattutto, che su questo pateteico e meschino "furto" poggiano la sua stessa identità, e la sua felicità... Ancora una volta sono le dicotomie ebreo-non ebreo, speranza-disperazione, autenticità-finzione a guidare le fila di un romanzo di grande impatto emotivo, che lascia affiorare, attraverso una narrazione rotta e nervosa, capace di mimare i movimenti dell'anima dei personaggi, due figure di straordinaria ricchezza psicologica. E, al di là delle loro umanissime debolezze, vendette e paure, il destino, invisibile e possente, sembra incombere come vero protagonista nella loro storia, nella loro amara e inevitabile contesa.