Il bastardo
Le avventure di un picaro moderno: la storia comico-tragica di un giovane, Aristide, il cui destino è segnato fin dalla nascita. Il suo viso deforme, mostruoso, l'occhio cieco, lo sguardo torvo e tristemente beffardo diventano la maschera che gli consente - e lo costringe - a recitare la sua parte nella vita: quella di perenne esiliato, condannato a una perenne e scomposta fuga attraverso il mondo - una Francia malata e crudele -, sempre confinato ai margini della legalità. Frutto di uno stupro, non di un amore; allontanato, ancora bambino, dalla casa della madre; affidato come sguattero a una famiglia di estranei - i Foucard - che lo maltratta; viene infine accusato di un delitto che non ha commesso. Da qui ha inizio il suo vagare. Ma in questa sua esistenza randagia, senza grazia e senza gioia, non v'è alcuna celebrazione di una libertà anarchica e spensierata, quanto piuttosto l'esibizione della sua inattualità: Aristide è infatti la dolorosa parodia del picaro: brutto, sfortunato, bugiardo e, soprattutto, infelice. Eppure il lettore si divertirà alle sue invettive irriverenti, alle sue "bestialità", alle sue provocazioni che si rincorrono senza tregua; e subirà, quasi con disagio, il fascino perverso di questo personaggio in bilico tra un disperato bisogno d'amore e una profonda sofferenza, ben camuffata da una cupa allegria. Ed è proprio il riso dissacratorio, stonato, esplosivo a costituire la "traccia" tematica di queste pagine, come un motivo musicale che a volte si affievolisce, senza mai spegnersi del tutto. Un romanzo insolito, a un tempo amaro ed esilarante, inquietante e scanzonato, che senza indulgere in descrizionni di stati d'animo e sentimenti, con una narrazione lieve e seducente, ci conduce ai nodi cruciali del vivere.