I messaggeri dell'Apocalisse. Le epidemie tra medicina, storia, filosofia e arte
La recente emergenza legata alla diffusione del Coronavirus (Covid-19) e ai pericoli che ciò comporta per l'umanità ha richiamato alla memoria uno degli aspetti caratteristici e più drammatici della storia umana: le epidemie. Fin dalle origini, l'uomo è stato minacciato nella sua stessa sopravvivenza da malattie potenzialmente letali (peste, colera, tifo, etc.) che periodicamente si sono diffuse con rapidità vertiginosa in intere popolazioni, decimandole. Per lungo tempo, le risorse medico-farmacologiche efficaci contro tali flagelli furono quasi inesistenti, per cui la sopravvivenza del singolo era spesso questione di fortuna. L'uomo contemporaneo ha potuto credersi definitivamente liberato da questo incubo ricorrente del passato grazie agli straordinari progressi della medicina e al miglioramento dell'igiene. Da tale illusione è però stato bruscamente destato negli ultimi decenni da nuove, devastanti epidemie: l'AIDS, la SARS, la MERS e ora il Coronavirus. Questi recenti sviluppi rendono opportuno rileggere la storia dell'umanità, colpita periodicamente da malattie infettive che lasciavano semispopolate intere regioni. Ogni volta risollevarsi dalla devastazione provocata dalle epidemie è stata un'impresa ardua, tale da comportare mutamenti radicali della cultura, della società, delle dinamiche economiche.
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