Favuli morali

Favuli morali

Le "Favuli morali" furono davvero l'ultima opera di Giovanni Meli? A testimoniarlo ci sarebbe l'ultima edizione delle Opere curate dallo stesso autore nel 1814 tra le quali esse videro per la prima volte la luce, ma la tradizione manoscritta sembrerebbe testimoniare una diversa, più complessa e tormentata costruzione del testo. L'edizione curata da Salvatore Zarcone ricostruisce questo percorso attraverso le varianti dei numerosi testimoni rimastici, certamente più numerosi delle altre opere dello scrittore palermitano, che documentano il lungo e complesso lavoro di elaborazione soprattutto dal punto di vista linguistico e della costruzione del discorso favolistico meliano. Meli fu di certo maestro in questo genere e forse, per riprendere almeno il giudizio di Francesco de Sanctis, il migliore dei nostri favolisti del Settecento, ma insieme è da sottolineare, oltre al volere e al significato poetico già abbondantemente documentato dalla tradizione, l'interesse sociale che sta alla base di queste composizioni. Le sopraffazioni, le ingiustizie, le iniquità, le azioni ingiuste e vili trovano ampia rappresentazione in un mondo in cui sono sempre i deboli a pagare, sempre gli umili a soccombere e spesso gli animali di Meli velano appena appena personaggi e situazioni reali della società coeva, fanno capo ad avvenimenti e situazioni ampiamente riconoscibili e individuabili nell'ancora duramente feudale società siciliana.
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