O rima o morte
A metà strada tra il motto di spirito e il calembour, la raccolta di Giacomo Vettori ha la passione civile come orizzonte e lo spirito di osservazione sociologica come metodo. Consapevole che i "giochi di parole sono un indizio nella direzione dell'inconscio, un pretesto per fuoriuscire dall'ansia", come scrive nella premessa, l'autore punta piuttosto sulla "parentesi vacanziera" che sull'ambizione a rivelare una freudiana economia del dispendio psichico, destinata ad allontanare le inibizioni. C'è piuttosto, in O rima o morte, il piacere della dispersione, della scoperta di un altro senso che stava già lì, dietro una vocale che lo nascondeva.
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