Le lacrime di Ulisse
"Ulisse piange molto nell'Odissea. Ma ora che è ritornato a Itaca, strappargli una lacrima è dato soltanto al suo vecchio cane". Da quando si tramandano le storie, gli umani hanno sempre raccontato dei cani. Cani letterari, cani che dalle pagine scritte ci balzano incontro, vivi e affettuosi come se li vedessimo. Cani che fanno pensare. Come succede a Paul Valéry, che scrive: "Gli animali, che non fanno niente di inutile, non meditano sulla morte". Maeterlinck invece ha una visione tragica della solitudine della specie umana. Una sola eccezione: "[...] fra tutte le forme di vita che ci circondano, non una, all'infuori del cane, ha stretto alleanza con noi". Autori che alla fine confessano, come Elisabeth von Arnim: "...sebbene genitori, mariti, figli, amanti e amici siano tutti una gran bella cosa, non sono cani". E' bello trovare scrittori che hanno saputo descrivere la libertà amorosa che si condivide con un cane: "I cani. È bello che si possa fare gli idioti con loro e che loro non solo non ce lo rimproverino, ma facciano gli idioti con noi". (Samuel Butler). E' un doppio viaggio, quello che Roger Grenier allestisce. "Si incontra un cane. Una parola, una carezza, e lui vi risponde senz'altre cerimonie. E' il mistero dei nostri scambi che mi spinge a scrivere questo libro". Un viaggio nell'amore per l'animale dall'esistenza breve che divide la vita con noi, un viaggio nell'amore per la scrittura.
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