Il padre dei nomi
"Il padre dei nomi" fa pensare a certe ville signorili che s'incontrano sulle colline toscane o marchigiane, edificate naturalmente sul versante migliore della valle: quello solatio. Eugenio Benedetti è un uomo fuori dal comune: infatti ha quattro genitori (uno meglio dell'altro), una moglie splendida e innamorata, tre-quattro figli; e di conseguenza non sa neanche cosa siano i sensi di colpa. La sua doppia educazione, borghese e proletaria, e una straordinaria sensibilità linguistica lo portano quasi naturalmente a lavorare come copywriter free-lance a Milano, dove si specializza nella nominazione di nuovi prodotti. Battezzando (per conto terzi) e fatturando ('pro domo sua'), il protagonista attraversa felicemente il lungo arco di tempo compreso tra la fine della seconda guerra mondiale e le prime avvisaglie della 'new' e della 'net-economy'. Un lungo piacevole sogno, interrotto solo dalla nube di Cernobyl: un incubo da cui lo salverà solo Dante... Una favola ambientata in un Paese produttivo e ottimista, di sapore 'olivettiano': con alcune città e piazze d'Italia (due in particolare... ) descritte con tale amorosa minuzia da diventare metafisiche. Teobaldi ci regala col "Padre dei nomi" una musica dolce ma tutt'altro che ingenua: un 'pianissimo' dissonante con le fanfare di guerra: ma di cui forse, per lo stesso motivo, si avverte oggi un grande bisogno.
Momentaneamente non ordinabile