Aspettati l'inferno
"Se a me mi chiedete da quand'è che le cose hanno cominciato ad andare a schifìo, io proprio da quella sera là rispondo. Cioè, non è che prima andavano chissà come, però insomma non ci mancava gnente. Io e mio fratello Pico c'avevamo sempre vestiti buoni e il pane in tavola lo trovavamo tutti i giorni. Poi la pesca prese ad andare sempre peggio. E mamma cominciò a tossire. Pico mi guardava co' quegli occhi suoi di bambolotto spaventato e io non sapevo che inventarmi. 'Sta male' dicevo 'ma passa, vedrai!' L'inverno dopo la mamma se la chiamò il cielo e noi tre, io, Pico e papà, cominciammo a fare l'altalena tra casa nostra e quella della nonna. Mio padre pigliò a fare qualche lavoretto aggiro, perché il mare si era fatto povero assai e tutte le volte che usciva colla barca se ne tornava col male alla panza per la stizza. Mia nonna una volta l'ho sentita lamentarsi con commàresa Cuncetta: 'Quello l'Uomo Purpu è, si è messo di traverso perché non c'abbiamo mai voluto dare il piccolo, maledetto demonju!'. Poi una mattina della Befana che non mi dimenticherò mai è successo quel fatto brutto là: io e Pico ci siamo svegliati per vedere sotto al presepio della nonna che regali ci stavano e invece c'abbiamo trovato un carabiniere, uno grasso colla divisa, che parlava tutto 'mposimato con la nonna, mentre quella cercava di nascondersi le lacrime agli occhi. La barca di mio padre s'era arrovesciata in mare aperto: avevano salvato i tre lavoranti che lo accompagnavano, ma di papà manco l'ombra."