Esterina
Pubblicato nel 1942, "Esterina" fu accolto da recensioni piuttosto ostili da parte della stampa fascista per la visione poco edulcorata e priva di ipocrisie che proponeva della famiglia, in anni in cui la propaganda del regime invece se ne faceva sostenitrice e custode. Racconta infatti da voce maschile, quella del marito di Esterina, la storia di un matrimonio sbagliato, nato più per la necessità di liberarsi della famiglia, che dall'amore tra i due. Ed ecco che nel giro di poco tempo la vita coniugale si trasforma in una noiosa e soffocante routine a cui si aggiungono i tormenti e le insoddisfazioni lavorative, e il crollo delle speranze giovanili di fronte al grigiore della realtà quotidiana. Fino al tragico epilogo che entrambi i protagonisti si costruiscono intorno senza nemmeno rendersene conto. Con grande modernità e uno stile pacato ma fermo, Libero Bigiaretti si infila nelle intricate pieghe dell'animo umano portando alla luce tutto il malessere e le ansie di una generazione costretta al silenzio e al conformismo.