Schiele, Klimt, Kokoschka e gli amici viennesi. Catalgo della mostra (Rovereto, 7 ottobre 2006-8 gennaio 2007)

Schiele, Klimt, Kokoschka e gli amici viennesi. Catalgo della mostra (Rovereto, 7 ottobre 2006-8 gennaio 2007)

Autori e opere legate al grande fenomeno delle secessioni 'fin de siècle', tedesche e austriache, sono stati in Italia, soprattutto negli anni ottanta e novanta, argomenti assai appetibili per i musei e per il grande pubblico. L'interesse che ne è derivato ha avuto sicuramente molto a che vedere non solo con la riscoperta di una cultura di 'confine', originalissima negli esiti artistici e assai diversa da quella espressa in Italia nello stesso torno di tempo, ma anche con una letteratura critica fortemente influenzata dalle vicende biografiche di artisti, che, come Klimt, Schiele e Kokoschka e del più moderato Von Stuck, più di altri hanno rappresentato la forza innovativa e rivoluzionaria espressa dalla compagine delle secessioni. Genio e sregolatezza, in un'accezione ancora romantica, sembrano aver avuto una parte importante nel successo che ha segnato la fortuna critica di questi autori, tramandandone un'immagine di giganti solitari dell'arte, il cui ingegno seppe trarre profitto anche da una sofferta e ben manifesta caratterialità, a cui solo la neonata psichiatria avrebbe potuto offrire il dovuto sollievo. Dai contestatissimi, magnifici pannelli dipinti da Klimt per l'Università di Vienna, denuncia dell'impossibilità salvifica della scienza, alle carni lacerate e rabbiose del nutrito bestiario di Kokoschka, alle pericolose relazioni sentimentali del giovane Schiele, scandaloso amante di ancor più giovani modelle, tutto ciò molto ha contribuito alla nascita di una sorta di voyeurismo critico, che è entrato a far parte del giudizio storico su quel fecondissimo periodo artistico. Non per fare giustizia, ma per mostrare in tutta la loro rilevanza le reali qualità umane che contraddistinsero i percorsi personali e professionali dei tre massimi autori viennesi (Von Stuck è lasciato a un progetto a parte, ospitato a Palazzo delle Albere), la mostra co prodotta con la Osterreichische Galerie Belvedere di Vienna ci sembra dunque assai utile e di gran lunga più interessante di altri progetti promossi in questi ultimi anni in Italia. L'itinerario dell'esposizione, infatti, racconta, attraverso un centinaio di opere, circa diciott'anni di vita artistica a Vienna, e ha il suo fulcro non solo negli straordinari risultati che la geniale creatività di Klimt, Schiele e Kokoschka produssero in quel torno di tempo, ma anche, e soprattutto, nella grande scommessa sul futuro dell'arte moderna, che Egon Schiele lanciò sul tavolo della tradizione artistica viennese, sfidando il mondo accademico con la creazione del Neukunstgruppe, una libera associazione di artisti, che si misurò con uno scambio di continui e vivaci confronti con i tre grandi maestri, ma che seppe anche guardare con originale intelligenza a quanto le altre avanguardie producevano nel resto d'Europa, prolungando così, ben oltre la breve vita di Klimt e di Schiele, il peso di una solida tradizione pittorica austriaca. E' questo un capitolo quasi sconosciuto alla bibliografia artistico italiana, che contribuirà sicuramente ad attribuire a quella eccezionale avventura viennese una nuova, inedita dimensione sociale del fare arte. (dalla Prefazione di Gabriella Belli, Direttore del Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto)
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