In carne e ferro
Come nel pluripremiato 676 apparizioni di Killoffer, anche in questo libro l’autore coincide con il protagonista. Lo vediamo in un giorno qualsiasi mentre si sveglia nel suo appartamento, si veste, indossa la mascherina e va in città a fare shopping. Sembra tutto normale, se non fosse per il drone personale che lo segue in ogni spostamento. Quando torna a casa, il robot domestico gli sta preparando il pranzo. Si mettono a tavola, come una coppia qualsiasi, ma a fine pasto la macchina ha un cortocircuito e cade inerte a terra. Sopraggiunge subito un addetto alle riparazioni, riavviando il robot in modalità provvisoria e accompagnandolo in un armadio dove c’è un terminale di aggiornamento. Lascia il conto e se ne va. Killoffer rimane solo, nudo e imbronciato. Gli manca la macchina, come se si trattasse di un essere vivente. E la mattina dopo, quando si sveglia, tutto è cambiato. È l’inizio di un’odissea interiore onesta e brutale, una versione in realtà aumentata del suo libro più famoso ma anche uno sguardo buffo e disincantato sul futuro che ci attende.