L' infelicità di essere greci
Se la felicità è data dal risultato tra ciò che desideriamo e ciò che possediamo, tra ciò che vorremmo essere e ciò che siamo effettivamente, non c'è popolo al mondo più predisposto all'infelicità di quello greco. Dal raffronto tra quello che il mondo gli chiede di essere - e cioè un degno rappresentante della più grande tra le antiche civiltà, l'erede dei padri del pensiero moderno e della moderna democrazia - e quello che oggi invece rappresenta, il greco moderno trarrà tragiche e deprimenti conclusioni. Questo continuo paragone tra gli antichi e i moderni, da cui questi ultimi escono sistematicamente sconfitti, è alla base del sentimento più rappresentativo della realtà ellenica di oggi: l'infelicità di essere greco. Per sfuggire all'ingombro di un'eredità tanto grande quanto ineguagliabile, i greci, scrive Nikos Dimou, devono cedere al perverso paradoxos di individuare nell'infelicità la propria unica e infausta fonte di benessere possibile. "L'infelicità di essere greci", costituito da aforismi concatenati, è forse il classico moderno greco più conosciuto in patria e all'estero. Un'opera che oggi si arricchisce anche di un significato politico ed economico in relazione alle cause che hanno portato la Grecia sull'orlo della bancarotta. Eppure, il suo raggio di azione è molto più vasto. E in realtà un'indagine universale, un'analisi sulla nostra verità di uomini moderni schiacciati dal confronto con un passato che ci appare migliore e più grande.
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