Rumore di cicale
Nella vana speranza di catturare dell'ipotetico venticello, tutte le finestre del paese erano state spalancate e da queste si diffondeva un suono misto di parole, musica, rumori e urla. Era la televisione. La televisione che con le sue parabole e le antenne aveva infilzato le vecchie tegole dei tetti ed era penetrata nei soggiorni, nelle cucine, nei bagni, nei letti, nei sogni. La televisione - accesa e guardata in silenzio o lasciata in sottofondo a fare compagnia - che adesso aveva lanciato la sua voce oltre le finestre, aveva invaso gli archi, le scale, i sampietrini, le cicale, i panni stesi, i gatti, le madonnine e i vicoli del paese. Ne era diventata padrona.
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