Karma involontario
Ci sono due tipi di storie: le storie che decidiamo di raccontare e le storie che decidono di raccontarsi. Le prime sono storie che perfezioniamo, aggiustiamo, inventiamo, integriamo. Tutti i loro passaggi successivi, sono passaggi volti ad ampliarle. Le seconde, invece, sono le storie che ci crescono dentro, senza che noi ce ne accorgiamo. Da un momento all'altro erompono, e schizzano fuori dal nostro io come da una tubatura. Sono intercapedini musicali variabili, jam-session di parole e eventi che si armonizzano in loro stesse "Karma involontario" una storia di storie che decidono di raccontarsi. E una storia di città che si intrecciano (Padova, Amsterdam, Madrid, Londra, Trieste, Pordenone) e che, apparentemente, non hanno nulla in comune tra loro. E una storia di esistenze che si sovrappongono e che, pur avendo molto in comune, finiscono con il perdersi, o con il ritrovarsi con la consapevolezza di essere già passato. E una storia di sentimenti. Una storia di sogni e di ricordi. E una storia di treni che arrivano in ritardo, caffè che scottano la gola, di appartamenti fatiscenti e birre calde e contatti di corpi e di lenzuola fredde e gelate che si appiccicano sulla schiena e sulle cosce. "Karma involontario" è quella storia che ti è sempre stata dentro e che, pur non sapendolo, ha deciso di raccontarsi pagina dopo pagina, sciogliendosi di fronte a te solo alla fine, come una tenue e provvisoria illuminazione.
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