Ritratto di Edi Tonon gerontolescente e altri racconti
Com'è che a tre giorni dal matrimonio vuoi dormire (morire?) sotto la coltre spessa della neve? ('Neve') Da dove nasce questa spinta stramba a passare due tre volte col rosso davanti al vigile all'incrocio? ('Piedi bolliti') E questo trascorrere i pomeriggi a guardarti una vecchia cartolina nel tuo bilocale al sesto piano? ('Toast ben fatto') Sono i protagonisti stessi a interrogarsi, giovani e anziani: il loro mood è la malinconia, ma la tristezza non li ha induriti, è rimasta la possibilità di un varco, non è stata cancellata del tutto la memoria. Cade allora lo scarto, il soprassalto, lo stacco, l'impulso non spento in cui riposa il senso stesso dei racconti. Edi Tonon attraversa per esempio la vecchiaia come fosse un territorio inesplorato, restituendoci tutta l'amarezza e la drammaticità, ma anche le gioie e le scoperte che la nuova condizione di "azzoppato" (dall'età e dal disincanto) gli portano in dote. Ne nasce una sorta di "diario in pubblico" dai toni tragicomici, dove il "gerontolescente" del titolo è un ircocervo fra l'adolescente e il convalescente, un estroso flaneur che si apre alla conoscenza della vecchiaia come condizione capace di "fargli vedere", e dunque di "guarirlo", dall'inganno dei falsi miti dell'esistenza attiva. Il ribaltamento di prospettiva che ne consegue investe anche il linguaggio. In "Declassamento", l'ombroso e ruvido disabile trova un suo interlocutore e allora parte e racconta di come si era quasi innamorato di una vicina somala, perduta la quale ha visto la madonna. Il ragazzo di "Kakà", inerme, mutilato nelle sue pulsioni, alla fine dà di matto e spacca il guscio. Per chiudere coi protagonisti di "Vecchi": una comune di anziani che vive all'insegna di una paradossale libertà di costumi, in un crescendo anche linguistico esplosivo, che ricorda un "Altri libertini" dell'età estrema...
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