Di presidi e d'altre specie scolastiche
Un romanzo autobiografico che contiene l’amore per la professione dell’insegnamento. L’autrice, è un’insegnante da poco andata in pensione dopo quasi quarant’anni di onorata carriera iniziata a ventitré anni. La dedica di apertura al suo Preside preferito, cui lei si rivolge raccontando e scusandosi se in alcuni punti è stata un pochino irriverente o troppo sincera, ed elenca, quasi come fosse un album di vecchie foto, tutti gli anni della sua vita e tutti i presidi che ne hanno fatto parte. Quelli più tecnici, quelli più severi, quelli impossibili e quelli troppo permissivi, quelli strani e quelli che non si facevano rispettare, ma ciò che traspare è un’ilarità globale del testo, quando si definisce essa stessa missionaria, cosa che mai avrebbe pensato di diventare nella vita. L’autrice è cresciuta coi presidi e tra i ragazzi, tra le loro storie, le liti, le discussioni, le difficoltà coi colleghi e i momenti sereni con alcuni di loro e termina dedicando ai suoi ragazzi le ultime righe del suo romanzo dicendo loro che le mancano molto e che le mancheranno perché, tutto sommato, la sua vita è trascorsa tra presidi e come lei stessa dice altre specie scolastiche.