Diciassettemila prigionieri, un solo Leonida. Memorie di un alpino sul fronte greco albanese (1940-1941)
"Con l'avanzare del tramonto l'ombra del Tarabosh si allungava sul lago sempre più scura e più rapida, costeggiando ad est la riva bassa e paludosa. Ritornavo all'ormeggio sostandovi fino a quando scendeva la sera e si accendevano, fioche e lontane, le luci di Plavnitza, sulla sponda montenegrina del lago. Poi scoppiò la guerra...". "Un bersagliere ospitato in una tenda vicina a noi fu ucciso da una scheggia di bomba da quindici chili, mentre tentava di rifugiarsi nel cavo di un ulivo secolare. Lo vidi cadere ad una cinquantina di metri da me. La scheggia gli trapassò il torace e l'asfissia gli procurò una morte veloce ma terribile. Raspò disperatamente con le mani nel terreno fino a staccarsi alcune unghie. Lo seppellimmo la sera stessa".
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