Fascismo e musica. Le «Celebrazioni della Sardegna» del 1937. I temi e gli argomenti
Le Celebrazioni della Sardegna del 1937 rappresentano una testimonianza importante sul rapporto contraddittorio del fascismo con la musica, ma anche una dimostrazione del forte richiamo esercitato dalla musica popolare. A partire dal secondo dopoguerra, anche grazie al durissimo dibattito fluito dalle Celebrazioni, si creano le condizioni perché i musicisti possano davvero confrontarsi con i repertori della tradizione. È dal forte spirito identitario della Sardegna che sono poi scaturiti gli studi degli etnomusicologi Pietro Sassu e Ignazio Macchiarella, dei compositori Franco Oppo e Vittorio Montis e dei tanti giovani compositori, musicisti e studiosi appassionati della musica sarda cresciuti nelle loro scuole. Se nel primo volume di "Fascismo e musica" si è visto come Mussolini non sia mai completamente caduto nella tentazione di creare un'effettiva "Arte di Stato", il secondo volume di "Fascismo e musica. Le "Celebrazioni della Sardegna" del 1937. I temi e gli argomenti" dimostra l'importanza e l'attualità delle problematiche affrontate in campo musicale dal regime negli anni della proclamazione dell'Impero. L'ambigua trama che si snoda intorno a Casella e Malipiero, con le continue condanne del neoclassicismo e della musica moderna, è ripresa dalla relazione di Ennio Porrino al III Convegno Nazionale dei Musicisti, che si svolge a Cagliari nel corso delle Celebrazioni del 1937 ed è amplificata da ulteriori articoli dello stesso Porrino e di Francesco Santoliquido nei mesi immediatamente successivi. Ma in realtà, a dispetto di un'ultra pubblicizzata "autarchia" culturale, durante il ventennio fascista viene alla luce un paesaggio musicale ampio e articolato, dove si sviluppa una molteplicità di espressioni, tra le quali - anche per ragioni storiche e politiche - assume un ruolo speciale la musica popolare.
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