Con i sassi nel cuore
Con i sassi nel cuore: Siamo abituati a distinguere il tempo ciclico delle stagioni da quello storico in quanto progresso continuo e lineare. Prima di Cristo, dopo Cristo, per esempio. Non è dunque casuale che Carlo Levi nel 1945 abbia utilizzato Cristo come metafora del punto di non ritorno che avrebbe finalmente cambiato (in meglio, auspicava) la vita dei contadini nel Mezzogiorno d'Italia e, specialmente, in Lucania. I Sassi di Matera costituivano un caso limite: famiglie numerose stipate assieme agli animali in abituri scavati nella roccia, umidi e bui, senza acqua corrente né fognatura. Una situazione inaccettabile per un'Italia che inseguiva il sogno della modernizzazione e di un riscatto sul piano internazionale. La legge n. 619 del 1952 sul Risanamento dei Sassi segnò la tappa più clamorosa della discesa del Cristo di Levi oltre Eboli: la fine di modi di vita che si erano testardamente conservati intatti per secoli e l'inizio di qualcosa di completamente nuovo, nel bene come nel male. I Sassi furono abbandonati (più o meno volontariamente), finendo per diventare la tomba e una sorta di espressione archeologica della civiltà contadina materana, del vicinato e di altre tradizioni radicate nel tufo lungo i versanti della gravina. Ma in fondo la Storia non funziona in maniera dissimile dalle stagioni. Dopo la morte è venuta la rinascita e il ciclo si è rinnovato, gli anziani hanno passato il testimone ai giovani, i quali sono diventati a loro volta anziani e si sono rassegnati all'avanzare delle generazioni successive. Soprattutto in un momento di rinascenza come quello attuale (Matera Capita
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