Pakistan, il santuario di al-Qaida. Gli 007 di Islamabad fra traffici nucleari e terrore islamico
"Pakistan, il santuario di al-Qaida" è la dettagliata ricostruzione di una storia mai scritta, la cronaca di una spregiudicata operazione di spionaggio e disinformazione durata trentacinque anni. Un'operazione scattata a metà degli anni Settanta che consente ai servizi segreti pakistani di sottrarre all'Occidente i segreti e le tecnologie nucleari pur spacciandosi per alleato nella guerra ai sovietici in Afghanistan. Un'operazione che riprende dopo l'11 settembre 2001 e permette ad apparati e servizi segreti deviati di appoggiare Osama bin Laden e il terrorismo islamico mentre il presidente Pervez Musharraf si ripropone come alleato e incassa dall'America finanziamenti per 15 miliardi di dollari. Nulla di nuovo. Negli anni Ottanta i soldi e le armi distribuite ai mujaheddin dai servizi segreti militari pakistani dell'Isi (Inter Services Intelligence) per conto di Washington alimentano anche le compagini del nascente terrorismo islamico. Le basi sorte grazie ai soldi americani diventano dieci anni dopo la culla di quei talebani che l'Isi accompagna a conquistare Kabul. E nei campi dell'Afghanistan i consiglieri militari pakistani addestrano fino al 2001 le nuove reclute di Osama bin Laden, i terroristi dell'11 settembre e quelli che colpiscono nel nome dell'indipendenza del Kashmir. Dall'Afghanistan scende intanto un fiume di droga.
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