Il santo Reich. Le concezioni naziste del cristianesimo
Negli ultimi anni pressoché tutti gli aspetti del nazismo sono stati passati al vaglio dell'analisi storica. Ci si è chiesti se il nazismo fosse moderno o antimoderno, progressista o reazionario, capitalista o socialista, espressione della classe media o interclassista; è stata messa in discussione persino la centralità dell'antisemitismo nel movimento. Un aspetto di fondo è rimasto invece incontestato: la convinzione che il nazismo fosse un movimento profondamente anticristiano e che blandì il cristianesimo in modo cinico e opportunista, dapprima per ottenere vantaggi nella lotta elettorale, in seguito per mantenere l'ordine sociale. Passando in rassegna le concezioni religiose dei gerarchi nazisti, anche attraverso gli scritti privati e le dichiarazioni rese a porte chiuse, Steigmann-Gall rimette in esame questo assunto. Egli indaga sul ruolo del cristianesimo nel movimento e scopre che sotto diversi aspetti il nazismo pretese di essere erede della cultura cristiana, soprattutto del protestantesimo tedesco, e che molti leader si consideravano buoni cristiani. Dimostra altresì che il richiamo al cristianesimo rappresentò per i nazisti una risorsa: le battaglie contro i nemici della Germania furono presentate come una guerra in nome del cristianesimo, in difesa del bene e contro il male, per Dio e contro il demonio, per il popolo e contro il giudaismo. Nel nazismo si contrapposero due correnti di pensiero religioso. I cosiddetti "cristiani positivi" ritenevano che il nazismo fosse compatibile con il cristianesimo, o addirittura che affondasse in esso le sue radici, e concepivano il movimento come la risposta cristiana, al di sopra delle confessioni, ai profondi sconvolgimenti che la guerra aveva portato nella società tedesca. I "paganisti" respingevano invece il cristianesimo e si proponevano di creare una religione ispirata ai miti nordici. Steigmann-Gall dimostra però che la loro negazione del cristianesimo era solo parziale, e che nella nuova religione essi integravano aspetti del pensiero cristiano, soprattutto nella versione protestante tedesca. Molti capi nazisti poi, sia paganisti sia cristiani, riverivano in Gesù il primo "ariano" e antisemita, strumentalizzando la sua lotta al giudaismo corrotto. Lutero, poi, era visto da molti come un grande eroe nazionale: non solo il primo protestante ma anche il primo con una piena identità tedesca e quindi il primo nazista 'ante litteram'. Di qui il particolare interesse per le Chiese protestanti e il tentativo di creare una Chiesa unificata protestante del Reich sul modello della Chiesa anglicana. Anche se dopo il fallimento di questi tentativi il movimento accentuò i caratteri antireligiosi, molti nazisti restarono convinti che il cristianesimo avesse un grande rilievo nella loro ideologia.
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