Non resta più nulla

Non resta più nulla

Tommaso Gatti ha conquistato un suo stile asciutto, di andamento narrativo, nell'elencare in forma poetica sentimenti e situazioni del suo vissuto. I suoi versi sono accesi da un'aggettivazione efficace ("tenera malinconia", "sogno imberbe", "cuore palpitante", "fibrillanti tempi", "scalpitanti primavere", "donne indomite"). Anche in questa silloge ricorrono i temi delle precedenti ricordi, emozioni, fascino del paese natio con le feste e le ricorrenze. La sua figura, avvolta dai rimpianti, spesso emerge in una sorta di autobiografia mascherata. Attorno a lui si agita un mondo di personaggi veri o inventati (come l'amato nonno o Geppetto dell'omonima poesia) descritti con accenti di umanità e con partecipazione. Spesso il pessimismo prevale inesorabile, quando si preparano bilanci (come in "I giorni passano"); ma il poeta possiede la tempra di un combattente e si ribella all'egoismo dominante, ritrovando la sua abituale misura nell'affrontare la vita ("Il coraggio"). Nella raccolta il sentimento dell'amore appare sublimato nel chiarore della memoria, oppure esaltato come incontro santo e felice. Gatti, appagato come uomo e come nonno, deplora che ci siano culle vuote, simbolo di una società in declino.
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