Spazio pubblico e desiderio

Spazio pubblico e desiderio

E la mente l'alcova di pensieri espliciti, ma anche di pensieri intimi ed arditi, quelli che nella prosa poetica di Giovanni Dursi sono descritti e comunicati. Pensieri che svelano l'arcano dell'universo umano e danzano sotto forma di parole, dapprima, per diventare, in seguito, respiro, pulsioni, azioni. Una vera e propria ricostruzione di senso. Parole quasi anacronistiche, come se l'autore di "Spazio pubblico e desiderio" fosse riuscito ad "evitare" lo squallore guardandolo negli occhi. A tratti, i vocaboli in uso nella silloge riescono, sollecitando l'onirico, a far dormire senza morire (Amleto, Shakespeare), a distanziarci dal presente, ma, non per questo, evocano un improponibile romanticismo patetico. Piuttosto, s'avverte lo sforzo autentico che riesce ad inventare per sé e per gli altri un altro mondo. Poesia, in fondo, è procreazione, per cui nessun particolare requisito si chiede, eccetto che sia generatrice ed inventrice. Gli aedi di regime sono avvertiti. Immergendosi convinti nella prosa poetica, il silenzio scoppia tra le dilatate grida dell'autore che giungono al lettore. Ciò punge assai.
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