Distanza amorosa. Il cinema interroga la psicoanalisi (La)
François Truffaut, Marco Ferreri, Carl Theodor Dreyer, Michael Haneke, Samuel Beckett: sono i nomi degli artisti di cui parla questo libro proponendo una lettura inedita dei loro film. Un volume supplementare di cinema e psicoanalisi, dunque? Un'ennesima edizione di psicoanalisi applicata al cinema? No; la psicoanalisi si applica solo al sintomo. Al sintomo di un soggetto che soffre nel corpo e nella mente. La psicoanalisi non si applica al cinema, come non si applica né all'opera d'arte né all'artista. Sebbene ogni artista non possa esimersi dall'interrogare quanto accade nella propria vita e nel mondo in cui vive; non certo per proporre dei modelli da seguire o una pedagogia da inculcare. L'artista, invece, mette in luce la trama di un discorso che ci coinvolge. Un discorso in cui ognuno di noi è preso come un essere vivente e sessuato, preda della passione o della follia, un discorso che si snoda come il discorso dell'altro, ossia dell'inconscio. In tutto ciò l'artista, per dirla con Lacan, precede lo psicoanalista e addirittura gli apre la strada: ecco la lettura proposta dall'autrice di questo libro.
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