Stile tardo. Poeti del Novecento italiano
Ha scritto René Char: «Abbiamo una sola risorsa con la morte: fare arte prima di lei». Ci sono artisti "pittori, poeti, musicisti" che nelle loro opere ultime han trovato la forza per rinnovarsi e indagare territori sconosciuti e sorprendenti, aprendo strade inedite per chi è venuto dopo di loro. Così facendo, non di rado essi sono entrati in contraddizione non solo con i canoni correnti alla loro epoca, ma anche con la propria opera precedente, beffandosi della critica e ribellandosi al giudizio dei loro stessi ammiratori. Una sfida di questo genere, realizzata in modi diversi ma sempre spregiudicati nel rivendicare la libertà dell'arte dagli schemi precostituiti, si può ravvisare in una serie di poeti del Novecento che appartengono alla più alta tradizione della poesia italiana moderna: Ungaretti, Saba, Montale, Palazzeschi, Betocchi, Caproni; ma anche in Moretti, Valeri, Bassani, Parronchi, Cattafi, Fortini, autori troppo spesso letti secondo formule stereotipe o frequentati più volentieri per la produzione non lirica. In ognuno di essi l'autore ha indagato lo «stile tardo» di cui Adorno ha parlato per la musica dell'ultimo Beethoven, in una ricerca che mette in luce la tensione utopica e lo spirito anticonformista connaturati alla grande arte novecentesca.
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