Il volto e la parola. Psicologia dell'apparenza
"Oh questi Greci!" scriveva Nietzsche nella Prefazione della Gaia scienza "Loro sì sapevano vivere; per vivere occorre arrestarsi animosamente alla superficie, all'increspatura, alla scorza, adorare l'apparenza, credere a forme, suoni, parole, all'intero olimpo dell'apparenza! Questi Greci erano superficiali - per profondità!". L'idea di questo libro nasce da questa sfida: è possibile immaginare una psicologia che sfugga alla contrapposizione fra interno ed esterno, cioè il linguaggio, i gesti, il comportamento, l'insieme di mezzi attraverso i quali l'interiore diventerebbe esteriore? Nulla ci sembra più naturale di quell'antica immagine che ci vuole divisi in due parti, la psiche da un lato, il corpo con le sue manifestazioni dall'altro. E allora o si sta per l'interno (da ultimo, il cognitivismo), oppure si sta per l'esterno (l'aborrito comportamentismo). Intorno a questa coppia potentissima se ne articolano molte altre. La proposta di questo libro è abbandonare questa vetusta e impensata contrapposizione, e proporre come immagine guida della psicologia il magico nastro di Mobius, una superficie che ha una sola faccia e non permette di distinguere in modo assoluto fra interno ed esterno. Questa mossa è stata fatta tante volte, nella storia della filosofia e della psicologia. E una mossa inutile, perché rimane impigliata in quella stessa contrapposizione che critica. Bisogna invece pensare, di nuovo, una psiche unitaria, al di qua delle divisioni e delle contrapposizioni.
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