Images du Dahomey. Edmond Fortier et le colonialisme français dans la terre des Voduns. Ediz. illustrata

Images du Dahomey. Edmond Fortier et le colonialisme français dans la terre des Voduns. Ediz. illustrata

Il fotografo Edmond Fortier è nato nei Vosgi (Francia) nel 1862, ma si è stabilito in Africa occidentale, a Dakar - colonia francese del Senegal - durante l'ultimo decennio del XIX secolo. Ci ha lasciato un corpus di oltre 4.000 immagini, la maggior parte delle quali state pubblicate come cartoline. Poiché gli originali dei negativi non sono ancora stati ritrovati, l'analisi della sua produzione prevede la raccolta e la sistemazione di quanto disperso sotto forma di corrispondenza da oltre cento anni. Questo libro mette in luce una particolare selezione di tali documenti: le fotografie scattate nel 1908 e 1909 in quella che era allora la colonia francese del Dahomey. Fortier, allora quarantaseienne, era un fotografo esperto: aveva viaggiato a lungo in Africa occidentale, visitando nel 1906 addirittura la città di Timbuktu. Professionista indipendente, editore e piccolo imprenditore, ha realizzato le sue cartoline in Francia, vendendole successivamente nella sua cartoleria di Dakar ai turisti che viaggiavano su navi transatlantiche e facevano scalo in città oppure agli europei che vivevano in Africa. Nel biennio 1908 e 1909 compie due viaggi nella colonia del Dahomey, oggi Repubblica del Benin. Lascia la capitale senegalese Dakar, dove risiedeva, e accompagna le autorità coloniali francesi: è in quell'occasione che inizia a fotografare l'incontro della delegazione con il popolo del Dahomey, compresi re e ministri, ma anche cerimonie, celebrazioni e scene di vita quotidiana. La realizzazione di queste immagini, originariamente distribuite sotto forma di cartoline, ha un forte valore documentario, sia dal punto di vista storico che etnografico. Benché Fortier sia uno sconosciuto che ha trascorso solo pochi giorni nel Dahomey, le sue fotografie - ancora poco studiate - contribuiscono alla conoscenza della storia del Benin all'inizio del XX secolo. Probabilmente interferì spesso nelle situazioni che rappresentava, creando una sorta di gioco di ruolo; essendo in possesso di una macchina fotografica divenne un rappresentante significativo della dominazione coloniale. Il suo lavoro ha contribuito innegabilmente a documentare le espressioni della cultura e della religiosità africana, arricchendo la memoria collettiva degli abitanti di quella regione. Grazie a circostanze favorevoli ha potuto fotografare cerimonie Voodoo, ha visitato da vicino il mercato di Porto-Novo e documentato il passaggio dei battelli che attraversano il lago Nokué. Sono infine interessanti le vedute di luoghi quali Cotonou, Uidá, Aladá, Aladá, Abomé e Sakété.
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