Sopra le righe. Indagine sui protagonisti e i luoghi da sniffare
Dalla vicenda di Lapo a quella di Calissano, la cronaca nera dei giornali italiani ci manda un segnale forte e chiaro: non ci si droga più perché si è emarginati, ma per essere al centro della vita. Dopo decenni di tossici rantolanti nei parchi pubblici, vissuti come un problema sociale e come gli appestati della società, oggi la dipendenza ha trovato altri canali e altri consumatori, più puliti e meno evidenti: il tossico di oggi è un tizio qualunque che per stare all'altezza della compagnia decide, semplicemente, di provare. Vestendosi in un certo modo, frequentando certe persone in certe città e ascoltando certa musica, il tizio qualunque decide di entrare a far parte di un format specifico che va d'accordo con un certo tipo di stupefacente. Il mercato della droga lo sa e così gli propone in automatico la droga giusta al momento giusto: la cocaina al rampante, al bio-centrato le 'smart drugs', all'alternativo la cannabis, al discotecaro il MDMA e così via. Tutto, comunque, per stare dentro lo status d'appartenenza. Altra novità: non c'è più il pusher, bensì tutti hanno tutto ovunque. Il consumo di droga 'integrante' è gestito da una rete così multipolarizzata che anche l'ultimo consumatore casuale diventa ingranaggio di un sistema complesso. Il mercato della droga è paragonabile a Internet: una rete in cui il decentramento è estremo, in cui ogni utente è necessario ma superfluo al tempo stesso, dove accesso e uscita avvengono in tempo reale. Attraverso una vera inchiesta giornalistica, Alessandro Calderoni offre una mappatura dei nuovi consumi in tema di stupefacenti, analizzando le ragioni per cui nuove categorie sociali si sono avvicinate alla 'addicted life'. Ma "Sopra le righe" mette anche a nudo le profonde modificazioni del sistema di distribuzione del mercato della droga, dimostrandone l'ingresso pressoché definitivo nelle abitudini della borghesia italiana.
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