Il giardino homologico
Nelle pagine introduttive c'è la chiave di lettura del romanzo, il pensiero dell'autore, la sua visione della vita e del mondo. L'incipit è, pertanto, solenne come l'esordio di un libro sacro, da ieratico, si fa problematico, filosofico, scientifico. L'autore, discepolo di Galilei, discetta sui massimi sistemi e con un ragionamento logico-deduttivo individua similitudini fra micro e macrocosmo, preconizzando per il 2030 la prossima Apocalisse, addebitabile all'insensatezza degli uomini. Si sente in queste pagine l'eco di un sorriso amaro di un'ironia che sconfina nel sarcasmo, di una sfiducia totale nelle istituzioni, di un'affinità elettiva con il pessimismo che Giacomo Leopardi palesa nella "Batracomiomachia" e nelle "Operette morali". L'attacco contro le religioni in genere, potrebbe far immaginare Caroli come un ateo militante, eppure così non è se si leggono i versi di quell'inno alla vita che concludeva la prima versione del romanzo.
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