La fortuna dei primitivi a Bologna nel secolo dei Lumi. Il Medioevo del Settecento fra erudizione, collezionismo e conservazione
A Bologna, forse più che in altre realtà italiane, la riscoperta settecentesca dei primitivi prese forma in un orizzonte culturale decisamente favorevole. L'attenzione storica, conoscitiva e conservativa prestata a partire dalla prima metà del Secolo dei Lumi ai polittici e agli affreschi medievali da parte di Giampietro Zanotti, Francesco Algarotti, Luigi Crespi, Carlo e Gian Ludovico Bianconi, Marcello Oretti e da altri protagonisti dell'ambiente accademico e intellettuale felsineo, fonda sì sui precedenti civico-devozionali e campanilistici di Ovidio Montalbani, Francesco Cavazzoni e in particolare del conte Carlo Cesare Malvasia, ma discende inevitabilmente dalle nuove riflessioni di matrice muratoriana della cultura degli scienziati, degli eruditi e degli artisti che per volontà del generale Luigi Ferdinando Marsili diedero vita all'Istituto delle Scienze e delle Arti di Bologna. Nella seconda città dello Stato Pontificio saranno proprio quegli illustri uomini di cultura, di storia ed intelletto ad aprire alla conoscenza e alla riscoperta del medioevo artistico locale e dunque a un primo collezionismo delle tavole dei padri fondatori della scuola pittorica felsinea che andrà a concretizzarsi negli appartamenti della borghesia più colta, nelle più celebri quadrerie nobiliari della città, ma soprattutto fra le mura dell'istituzione marsiliana.
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