Padre Marella
A Bologna, Olinto Marella arriva con la famosa marsina nera. La lunga barba è cresciuta dopo il servizio militare nella prima guerra mondiale. Si è laureato e ha vinto il concorso per insegnare filosofia al liceo Galvani. "Era diverso dagli altri insegnati", dirà molti anni dopo un suo allievo, diventato un importante giornalista: Indro Montanelli. Marella dice che un pastore di anime deve andare a cercare le proprie pecorelle, accudirle, farle sentire amate, toglierle da situazioni pericolose e offrire loro la possibilità di cambiare vita. Quelle pecorelle sono i poveri, e a Bologna ne esistono tanti. Vivono in alveari umani nella periferia della città, come le casette del Baraccato. Comincia così la "doppia vita" di quello che rimarrà nella memoria di tanti come l'uomo della carità. I bimbi rincorrono quell'uomo dalla lunga barba che pedala senza sosta, col sorriso negli occhi. Una festa. "È come un padre!", deve aver gridato qualcuno, e così don Marella diventa padre Marella. Il padre dei bambini poveri, dei bisognosi, che come un padre sfama, aiuta, e insieme educa, perché di mangiare sono capaci anche le bestie, ma per diventare una persona serve molto altro. Per Marella il bambino è una perla grezza. Deve trovare la sua lucentezza, possiede capacità che il maestro deve scoprire. Quindi: pane e doposcuola per tutti i ragazzi, aprire spazi contro l'abbandono alla strada, per formare persone, anche con severità. Sarà beatificato nel 2012.