Mi chiamo Ruza e il mio nome finisce in A
I racconti di Mantovani, di una varietà e profondità tematica associata a una scrittura colta, allusiva, capace di notevoli affondi psicologici, catturano il lettore. Sono narrazioni per niente consolatorie, anche se talvolta il lieto fine c'è, ma per caso, come appoggiato lì, con levità. Spiccano tanti bei personaggi, accanto alla bosniaca Ruza: Antonio che, attraverso i versi di Carducci, riporta alla vita il giovane Giuseppe; Irina, giovane ucraina, sposata ad un uomo violento, che sogna il vero amore confidando nel potere salvifico di un numero; Sofia che riesce a liberarsi di una famiglia indegna. Racconti amari, come una goccia di pioggia alla finestra, rivelano una introspezione psicologica acutissima, che spesso sconfina nel filosofico.
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