Dies Iraq. Dal regime di emergenza al dopo Saddam Hussein
La pianura della Mesopotamia, sede di uno dei regimi totalitari più duraturi del Novecento, è al centro di tensioni e appetiti non sempre coincidenti con le buone dichiarazioni d'intenti degli Stati occidentali. Il Tigri e l'Eufrate sono gli assi di una guerra dell'acqua e della sete che si preannuncia come una delle partite più scottanti del prossimo futuro. La produzione di greggio è l'altra grande questione aperta, che si porrà sempre e comunque, anche nel caso che l'attuale regime iracheno crolli sotto la pressione degli Stati Uniti. Una terza e fondamentale problematica è quella della posizione geopolitica di quest'area, che non interessa solo per il diritto di suolo nel passaggio di oleodotti e gasdotti, ma anche per la sua delicata collocazione di crocevia internazionale dei commerci (e dei contrabbandi). All'Iraq settentrionale curdo guarda oggi con inquietudine la Turchia. La Russia è combattuta tra una tradizionale politica di buon vicinato e il richiamo alla nuova alleanza con i paesi Nato. L'Iran è il nemico storico, che oggi attende il volgere degli eventi per trarne in ogni caso vantaggio, soffiando sul fuoco mai sopito delle minoranze sciite presenti nel Sud del paese. La Siria, che ufficialmente mostra buone intenzioni, in realtà contende al regime di Baghdad la leadership su quello che resta del partito transnazionale Baath. E così via, in una catena di interessi e dichiarazioni ufficiali non sempre facilmente interpretabili. In questo contesto il regime autocratico di Saddam Hussein, della sua famiglia e dei suoi fedelissimi ha trovato elementi di consenso (e di insospettabile stabilità) in molti settori del paese. Basti pensare al relativo 'laicismo' del rais che (cosa impensabile in altri paesi arabi) consente a un cristiano come Tariq Haziz, di essere addirittura il Vice Primo Ministro in carica. E basti pensare al tacito sostegno di alcune famiglie del Suq di Baghdad, quell'élite commerciale che, sotto la sorveglianza occhiuta dei servizi segreti iracheni, continua imperturbabile a commerciare e fare affari con tutto il mondo (incluso l'arcinemico Israele), in barba a proclami ed embarghi ufficiali... I tre testi riportati nella sezione Documenti sono già apparsi in traduzione italiana su "Internazionale".
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