Donne e motori
Sono sogni, solo sogni, le donne e i motori disegnati da Milo Manara. Sogni che evocano un'atmosfera di leggera malizia, con un retrogusto di inquieto lieto fine. Eppure vorremmo ritrovarli esattamente come sono disegnati nella realtà queste donne e questi motori: per sentire come parlano, il rumore del loro motore, per vedere come si muovono e di quali seduzioni si nutrono. Ma guardando bene i disegni, a volte, non so per quale allucinazione, sembra quasi che le pin-up siano le automobili e le donne i motori. Milo Manara ha un segno che è capace di tali incantesimi, che arrivano su di noi, peregrini erranti senza fissa dimora, come bastonate, perché vorremmo vivere proprio in quei disegni e magari scoprire su un'automobile il destino di quelle donne. Ma non c'è niente da fare. Eppure viviamo a contrasto con quelle immagini: loro sono il positivo e noi il negativo, guardandole comunque ci rassereniamo, tranquillizzati dal fatto che non avremo mai donne e motori di quella fatta. Allora questo libro lo teniamo nella nostra macchina come facciamo col cric, alberello di plastica profumato, l'immagine di San Cristoforo che ci dice: "vai piano". Lo teniamo come un talismano da sfoderare al primo ingorgo, quando veniamo inghiottiti dall'immobile fiume di carrozzerie fumanti, quando il creatore ci fa capire che non siamo degni nemmeno di un miracolo, quando le facce di quelli che ci circondano sono più smarrite della nostra, quando ogni resistenza è diventata un tutt'uno con il tubo di scappamento, allora e solo allora, come fa Braccio di Ferro con gli spinaci, tiriamo fuori il libro di Manara e cominciamo a sognare un mondo che non c'è più, o non c'è mai stato, dipende dalla pagina... (Dall'introduzione di Vincenzo Mollica)
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