Bestiario
Si fa presto a dire cosa, del mondo degli animali, affascinasse Andrea Pazienza: semplicemente tutto. La perfetta funzionalità della macchina-corpo, l'azione stimolata da una necessità e mai da un input morale, l'assenza di bene e male, la plasticità, la straordinaria bellezza del gesto: scatto, fuga, all'erta. La naturalezza nel vivere come nel morire. Tutto ciò che nell'uomo fa acqua, per Andrea si esprimeva al suo massimo grado nel mondo animale. Gli stessi personaggi da lui resi famosi, se ci fate caso, provano fastidio verso le sovrastrutture del vivere nostro, come se la vita allontanasse dalla vita; come se in cima alla scala della Creazione ci fossero, inarrivabili, il balzo del leone, la tensione vigile dell'impala. Per questo il segno di Andrea è, nel disegnare le bestie, di assoluta essenzialità. Nulla c'è, più di quanto occorra. L'animale è il gesto che compie; lui è là dove si posa lo sguardo, quello sguardo che era anche lo sguardo di Andrea che diventava tigre per meglio disegnare la tigre. Questi, realizzati per l'Agenda Verde di Legambiente tra il 1984 e il 1987 ed esposti a Lucca per la prima volta, non sono schizzi: sono opere finite; c'è tutto ciò che deve esserci perché una scimmia sia scimmia, una zanzara sia zanzara. Bestiario è un libro che dovrebbe apparire in tutte le scuole dove sia contemplata la presenza di un foglio e di una matita. Naturalmente insegnando (ma si può?) che si può disegnare una pantera solo diventando pantera...
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