La paga del sindacato
"Essere il figlio di un proletario che, per coscienza e capacità, diventa un capo riconosciuto, un dirigente sindacale di livello provinciale (e poi nazionale), proveniente dall'esemplare realtà sociale della Val Polcevera, nella dura e al tempo stesso trasparente condizione di classe della Genova degli anni '50. Crescere in una famiglia tanto sobria quanto sensibile a tutti i valori della solidarietà, dell'aspirazione civile e morale verso una società diversa che erano i principi alla luce dei quali venivano educati tanti "figli" della classe operaia (in consonanza e anche con differenze profonde rispetto ai precetti pur sempre dominanti della cultura impartita dalle parrocchie cattoliche). E al tempo stesso aderire sempre più intensamente, in modo biologico ed esistenziale, all'età della propria infanzia, poi dell'adolescenza e infine alla stagione della maturità personale, secondo il naturale percorso fatto di relazioni, aspirazioni, pulsioni e passionalità celate ma, via via, sempre più manifeste e infine realizzate o almeno vissute nella quotidianità. C'è in questo scritto di Silvano Morasso quasi un profilo paradigmatico della testimonianza che molti altri, oggi quasi settantenni, avrebbero potuto ricostruire e offrire al lettore, anche per non disperdere la memoria delle molte cose che appartengono a quella generazione."
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