Gomitoli srotolati
Angela amava accoccolarsi sul divano color miele, avvolta dal profumo di resina e dall'oscurità. Spendeva i minuti spiando le luci rosse rincorrere le gialle e danzare con le blu. Le piaceva il Natale. Attendeva ogni anno il rito pagano che lo preannunciava. L'arrivo di un pino dagli aghi duri e di vecchie scatole di legno che, aperte come scrigni, svelavano il tesoro racchiuso al loro interno. Sfere di vetro soffiato da maneggiare con cura, per vincere la sfida del tempo sopravvivendo alle generazioni. Le era permesso appenderle ai rami più bassi, ripetendo gesti consumati in una lontana infanzia dalla nonna. Un rito impermeabile allo scorrere del tempo. Una magia che puntuale si rinnovava, sublimandosi nell'accensione delle lucette. Quando il lampadario, dalle gocce di cristallo, e i rumori si spegnevano e lei restava, finalmente sola, a contemplare colori e silenzio. Era una bambina serena, come tante, cresciuta nella semplicità delle tradizioni e dell'affetto. Nessun trauma a scuotere il flusso del tempo che, anno dopo anno, le regalava un nuovo avvento. Sua madre Mara, al contrario, odiava quel periodo: già ai primi di dicembre si incupiva e il suo sguardo, sempre premuroso e sorridente, virava al malinconico. Non vi era un apparente motivo per il suo stato d'animo ma, forse, vi era una premonizione...
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