La grande manovra a tenaglia. La sfortunata lotta contro l'imperialismo di Nadal Pis'cianz da Montona
Istria, settembre 1677. L'ex seminarista e contrabbandiere Nadal Pis'cianz è condannato a cinque anni di remo. Al terzo, la galera sulla quale è imbarcato è abbordata e catturata dai Morlacchi e lui venduto come schiavo in Albania. Diventa musulmano, s'affranca involontariamente dalla servitù, s'arruola nell'esercito turco e al suo seguito attraversa il Montenegro e la Bosnia per partecipare all'invasione dell'impero asburgico. Dicembre 1682. Un minuscolo contingente militare si stacca dall'armata dei sultano Muhamad IV, sbarca in Istria con l'intenzione di raggiungere l'Austria, aggredire alle spalle le truppe imperiali, costringerle a difendersi su due fronti e favorire così l'avanzata ottomana dai confini ungheresi verso Vienna. E a questo punto che s'intrecciano le due storie, perché l'idea della "Grande Manovra a Tenaglia", avuta e sostenuta con ossessiva caparbietà dal promotore della spedizione, ma ostacolata dallo scetticismo dei suoi ufficiali, rischia di rimanere un'astratta ipotesi strategica, finché, ad esaltarne la genialità non interviene un umile fantaccino capitato lì per caso e gratificato di virtù divinatorie...
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