A fior di pelle
In questo libro Marco Vozza propone una terza via che intende superare i limiti dell'attuale opposizione teorica tra filosofia analitica (a vocazione realistica) ed ermeneutica (comprensiva di dialettica e storicismo). Appare epistemologicamente ingenuo il perdurante dualismo tra fatti e interpretazioni, inesistente presso lo stesso Nietzsche. Nel segno di una ontologia della singolarità, affettivamente connotata, viene riproposta anche una tradizione empirista, da Occam a Hume, che afferma il primato della sensazione e il suo confluire nel pensiero contemporaneo. Insieme a Nietzsche, Heidegger e Nancy, sono chiamati in causa eminenti pensatori di matrice analitica quali Putnam, Sellars, McDowell e Williams, tutti concordi nel dissolvere la teoria magica del riferimento, smettendo cioè di identificare l'oggettività con la mera descrizione. Sullo sfondo delle due compagini teoriche si scorge il profilo di Wittgenstein, per il quale era auspicabile, se non necessario, passare dall'accertamento della verità all'indagine sul senso della stessa. In tale ridefinizione dell'identità filosofica, in controtendenza rispetto alla lezione heideggeriana, svolge un ruolo di primo piano la transizione dalla teoresi alla narrazione, considerata anche la notevole densità filosofica reperibile nel romanzo contemporaneo, mentre la poesia sembra dedita alla risacralizzazione dell'origine.
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