Crepuscolo a Delhi

Crepuscolo a Delhi

Nel 1857 a Delhi avvenne qualcosa di cui è difficile trovare traccia nelle pagine degli storici dell'Impero britannico: le truppe inglesi perpetrarono il 'ghadar', la feroce persecuzione e il massacro dei 'maomettani' della città imperiale. Per cogliere un'eco di questo terribile evento, oggi possiamo consultare le testimonianze dirette degli inglesi ("Adesso sto bene", scrive ad esempio, nel 1857, Sir Alfred Lyàll a suo padre, "partirò per Delhi domani alle quattro per godermi lo spettacolo della città imperiale in rovina"). Alla fine degli anni Trenta del secolo scorso, quando cominciò a scrivere "Crepuscolo a Delhi", Ahmed Ali poteva, però, ancora ricorrere alle memorie vive della sua famiglia. Nel 1857 sua nonna aveva cinque anni e suo nonno undici. Ahmed Ali aveva ascoltato sin da bambino il crudele racconto della devastazione della città, degli sgherri dell'Agenzia del Bottino che radono al suolo quasi tutte le antiche dimore nella speranza di trovarvi tesori nascosti, delle donne molestate e frugate dai soldati inglesi dalla faccia rossa in cerca d'oro e gioielli, dell'esilio dell'intera popolazione di Delhi per cinque lunghissimi anni. Così come aveva ascoltato con ammirazione e stupore le meravigliose storie dell'età d'oro della Delhi mughal, quando a corte si parlava il persiano, l'arabo e il sanscrito e una raffinata cultura animava la vita della città. Convinto che la storia della sua famiglia fosse "la chiave di uno scrigno ricolmo di misteri", Ahmed Ali decise di dedicare alla Delhi dei suoi antenati questo libro, che costituisce uno dei più straordinari e struggenti ritratti del declino di una cultura. Come ha scritto Bonamy Dobree, "il romanzo ci proietta in un mondo diverso, e in sé compiuto. Ahmed Ali riesce a farci sentire con tutti e cinque i sensi la vecchia Delhi... il frullo delle ali dei piccioni, le urla degli ambulanti, i richiami alla preghiera, i lamenti delle vedove, i canti dei 'qawwal'; il profumo dei gelsomini, il tanfo dei canali di scolo, la fragranza del 'ghi' che soffrigge e della legna che arde". Pubblicato per la prima volta dalla Hogarth Press nel 1940, grazie all'interessamento personale di Virginia Woolf, con la sua scrittura poetica e brutale, delicata e violenta, "fresca e ammaliante" (E.M. Forster), "Crepuscolo a Delhi" fu subito accolto come una delle opere più importanti della letteratura del subcontinente indiano. Non poteva mancare nelle "Tavole d'oro", la collana della Neri Pozza in cui appare per la prima volta in traduzione italiana.
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